Mauro Poiatti

Oggetti unici e originali


"Il lavoro delle mani diventa opera d'arte"

Dalla terra di Toscana, dove crescono mandrie selvagge, giunge il cuoio robusto e forte, per essere lavorato da mani molto esperte. E l’ottone pieno, dal calore dell’oro e dalla forza del fuoco, dona agli oggetti la preziosità di ogni opera d’arte. Come i prodotti di questo artigiano che prendono vita uno alla volta, esemplari unici, come la tradizione della Valle Camonica vuole. Stiamo parlando della saggezza di un mestiere antico, riscoperto da un artigiano moderno. Da questo sapere nascono borse e contenitori, cartelle e buste, cinture e fibbie, personalizzati e studiati per ogni desiderio.

Il cuoio lavorato da Mauro, artigiano in Valle Camonica, riprende a vivere negli accessori di persone esigenti e moderne che scelgono di aggiungere un tocco di eleganza al proprio look, nel rispetto della tradizione locale. Tutti i prodotti lavorati da Mauro sono realizzati con materiali di altissima qualità. Il cuoio, selezionato direttamente dall’artigiano, proviene da aziende toscane che seguono processi di concia al vegetale, nel totale rispetto della natura. Questo permette al pellame di invecchiare senza rovinarsi, assorbendo le tracce del nostro vissuto.

L'intervista

Da un’idea si ottiene il risultato, con un vero e proprio percorso, fatto da un insieme di passaggi, che ci porta da una cosa che ancora non esiste a un’altra materiale: questo secondo me il lato più bello.

di Simona Marini e Alice Mora

Come ha vissuto il Suo periodo di forma­zione scolastica?
Ho conseguito la maturità all’istitu­to tecnico per geometri; in seguito, ho frequentato l’Accademia sulle discipli­ne naturali a Trento, in particolare sui sistemi di medicine alternative. Niente che fosse prettamente legato alla mia professione attuale.
Com’è stato invece l’apprendimento sul posto di lavoro?
Non ho mai svolto un vero e pro­prio apprendistato sul posto di lavoro: un brevissimo periodo, appena diplo­mato, l’ho passato in uno studio di un ingegnere e ogni tanto affiancavo mio padre nella sua impresa edile. La passione per questo lavoro è nata du­rante la scuola, quando, per gioco, ho iniziato a imparare l’attività che oggi è diventata la mia professione. All’età di diciassette anni, conobbi un ragaz­zo che faceva questo mestiere e me ne parlò tanto bene che m’incuriosii parecchio, e, una volta tornato a casa, m’improvvisai artigiano; ho acquistato una pelle e ho provato a costruire de­gli oggetti, partendo da una cintura e continuando poi con altri semplici og­getti: è così che è nata la mia passione!
Com’è cambiato il rapporto uomo-macchi­na nel Suo lavoro?
Il mio è un lavoro prevalente ma­nuale. In principio, cucivo senza l’uti­lizzo di attrezzature meccaniche. Quando ho iniziato la mia attivi­tà di artigiano nel 1984, organizzai il mio laboratorio acquistando una macchina da cucire, che era il mini­mo indispensabile, e una scarnatrice. Per poter svolgere il lavoro in modo più professionale e per migliorare la produzione, aggiunsi col tempo altri macchinari, per eseguire tipologie di lavori più fini e di precisione. Certe strumentazioni sono neces­sari per assottigliare lo spessore della pelle o della cucitura, che in questo modo risulta molto più raffinata. In ogni caso, la maggior parte del mio mestiere viene ancora svolto principal­mente a mano. Le macchine che sono state inseri­te nei processi manuali di lavorazione hanno permesso di migliorarsi, per­ché nasce, in questo modo, una ri­cerca della produzione di oggetti più complessi e di maggior gusto. La mac­china è comunque gestita dall’uomo, quindi non automatica.
Questo passaggio da uomo a macchina quanto ha influito sulla sua creatività?
Nel tempo ha influito molto, per­ché è proprio l’innovazione che ha permesso alla mia professionalità di maturare, perfezionandomi e specia­lizzandomi negli anni. La lavorazione è, in questo settore, puramente manuale ma senza l’utiliz­zo di alcuni macchinari specifici per certe lavorazioni, la realizzazione resta pur sempre un po’ grossolana, con al­cuni limiti. Gli strumenti meccanici mi permettono quindi di raffinare il mio lavoro.
Qual’era il lato migliore e quale il peggio­re della lavorazione manuale? E di quella industriale?
Penso che ci sia più di un lato mi­gliore nella produzione manuale: è bella e da soddisfazione, poiché l’ar­tigiano parte dal pensiero e dall’idea del prodotto e lo trasforma in materia. Da un’idea si ottiene il risultato, con un vero e proprio percorso, fatto da un insieme di passaggi, che ci porta da una cosa che ancora non esiste a un’altra materiale: questo secondo me il lato più bello. Il lato peggiore della manualità potrebbe essere che questo processo comporta un maggiore impiego di tempo: per fare la stessa cosa, a livello industriale ci s’impiegherebbe la metà del tempo! A livello personale, la cosa che mi piace meno è quando la richiesta di alcuni oggetti è talmente forte che devo produrli in grandi quantità: non mi piace il lavoro in serie, anche se per necessità ogni tanto capita. Penso però che quando una persona fa un lavoro che le piace con passione i lati negativi si superano! Del processo industriale la cosa peggiore è che vengono prodotti og­getti in serie, senza personalità. Il vero problema però credo sia il fatto che una persona non produce mai un og­getto interamente ma ne produce so­lamente una parte, senza avere la sod­disfazione di vedere il risultato finito.
L’istruzione l’aveva preparata a questo cambiamento?
No, per niente! Al tempo della mia formazione non c’era nessuna prepa­razione per quest’attività, era tutto un altro tipo d’istruzione. Innanzitutto, per l’attività che svol­go, non c’è mai stato un vero e proprio istituto che preparasse, né teoricamen­te né tecnicamente, alla professione del pellettiere; in secondo luogo, nel periodo della mia formazione, in ge­nerale, la tecnologia non era ritenuta parte attiva nella sfera scolastica.
Qual’è il concetto più importante, nella sua professione, che lei ritiene debba esse­re tramandato?
Penso che nel mio mestiere la cosa più importante sia esserne innamora­ti: fare il proprio lavoro con amore e passione è fondamentale per lavorare bene ed essere poi soddisfatti dei pro­pri risultati. Se una persona è coinvol­ta e crede in ciò che fa, riesce a lavora­re molto meglio.
Cosa le piace di più del suo lavoro?
Del mio lavoro, inteso come la mia attività e non come il mestiere in ge­nerale, la cosa che preferisco è l’indi­pendenza, cioè il fatto di poterlo gesti­re autonomamente, soprattutto negli orari.
Quali sono i principali passaggi che costi­tuiscono il suo lavoro?
Nel mio lavoro le fasi di produ­zione sono prevalentemente tre: pre­parazione delle pelli, assemblaggio e rifinitura; queste variano d’ordine in base all’oggetto che voglio realizza­re. Inizialmente, procuro la materia prima, ovvero la pelle, direttamente dalle concerie toscane. Cerco poi di visualizzare mentalmente l’oggetto e ne realizzo uno schizzo a mano. Divi­dendo il disegno in varie parti e attri­buendo a esse varie misure, ritaglio i cartoni che mi servono per riportare le dimensioni dell’oggetto dalla carta alla pelle: realizzo così i vari pezzi di cuoio che mi servono per comporre il manufatto. Il passaggio successivo è quello di scarnitura e spaccatura dei pezzi di pelle che devo ridurre di spes­sore, nel complesso o sui lati, in base alle necessità. Si susseguono una serie di passaggi quali incollatura, cucitura e fresatura, per poi passare alla vera e propria raffinatura del prodotto con la rifilatura, la spazzolatura e la tintura di bordi e dettagli.
Nei giorni nostri, come riesce a spiccare nella società di massa?
Diciamo che per la tipologia di lavoro riesco a spiccare meglio oggi rispetto a vent’anni fa, perché adesso questo è un mestiere di nicchia; in passato, la presenza degli artigiani era molto più diffusa, un mestiere quasi comune. In passato, il lavoro dell’artigiano era apprezzato meno rispetto a oggi, perché ora è considerato raro: di con­seguenza, chi apprezza questo tipo di lavoro presta molta più attenzione rispetto al passato, avendo la consape­volezza che il prodotto è di nicchia. Stiamo parlando soprattutto di chi ha la possibilità economica.
Le sue creazioni sono maggiormente ap­prezzate all’estero in particolare in Ger­mania, qual è secondo lei il motivo?
Le mie creazioni hanno grande successo in Germania poiché viene apprezzata la lavorazione manua­le, non presente nella loro cultura. I tedeschi sono amanti dei materiali naturali come pelle, cuoio e legno, quindi a maggior ragione un lavoro manuale fatto con materiali naturali viene stimato. A differenza di mol­ti altri prodotti esportati, dei quali si conosce quello finito e non l’origine stessa del manufatto, io vado diretta­mente sul posto e mi propongo come artigiano: essi riconoscono nel mio la­voro la storia di questo mestiere che fa parte della nostra nazione, l’Italia. Ciò che a loro interessa è la creatività e la manualità prettamente italiana, di cui loro apprezzano le creazioni. Non per caso, il “Made in Italy” è rinomato in tutto il mondo.
Cos’è secondo lei la creatività?
Creatività è trovare sempre una so­luzione, anche se io mi sento più arti­giano che creativo, poiché a mio pare­re il primo raggruppa tutto, compresa la creatività, che in sé è un concetto astratto, e l’artigianato utilizza per ela­borare un pensiero più complesso.
Ci può spiegare in cosa consiste il suo la­voro?
o mi definisco “Artigiano del cuo­io”, acquisto pellami di qualità e li lavoro manualmente producendo og­getti di pelle o cuoio. Ho un piccolo laboratorio, dove creo gli articoli che poi vendo facen­do manifestazioni dedicate all’artigia­nato, come la grande Fiera di Milano dell’artigianato che si svolge tutti gli anni i primi giorni di dicembre.
Da quanti anni svolge questo tipo lavoro?
Ho intrapreso quest’attività nel 1977, all’età di diciassette anni, quasi per gioco. Questo è diventato poi il mio me­stiere nel 1984 quando ho aperto un piccolo laboratorio che tuttora gesti­sco. Dopo trentatré anni di esperien­ze la passione per questo lavoro è an­cora tanto grande che si manifesta in ogni mio manufatto.